Disagio Esistenziale

Disagio Esistenziale
“Sono così lontano, ora, dall’adolescente che ero, dalle sue idee, dalle sue sofferenze, che mi curvo su di lui con una specie d’amore; ho voglia di compiangerlo, e quasi di consolarlo. Questo sentimento, Monique, mi porta a riflettere: mi domando se non è il ricordo della nostra giovinezza che ci turba davanti a quella degli altri. Ero sbigottito dalla facilità con cui io, così timido, così tardo di riflessi, giungevo a prevedere possibili complicità; mi rimproveravo non tanto i peccati, quanto la volgarità delle circostanze, come se fosse spettato soltanto a me predisporne di meno basse. Non avevo il sollievo di credermi irresponsabile: sentivo bene che i miei atti erano volontari, ma non li volevo se non nell’atto di compierli. Si sarebbe detto che l’istinto, per prendere possesso di me, guastasse quel momento in cui la coscienza dilegua o chiude gli occhi. Obbedivo di volta in volta a due volontà contrarie, che non si urtavano in quanto si succedevano. Eppure, qualche volta si offriva un’occasione che non coglievo: ero timido”.

(M. Yourcenar, Alexis. Milano: Feltrinelli, 1997, p.45-47)